Proposta di riforma gráfica dell’italjano
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Fino a qualche secolo fa, la «u» e la «v» non erano distinte graficamente. Si usava la «v» all’inizio della parola, e la «u» in mezzo o alla fine, indipendentemente dal suono effettivo.
Si scriveva cosí, dunque, «viuo» per «vivo», «aueua» per «aveva»; e persino «vua» per «uva» e «vouo» per «uovo».
Benché altri miglioramenti simili si siano via via introdotti e affermati, il nostro sistema è ancora lungi dall’essere perfetto. Per esempio, in moltissimi termini non indica la posizione dell’accento, causando dubbi e confusione: si dice Fríuli o Friúli? È piú corretto mòllica o mollíca? Àmaca o amàca?
Sarebbe comodo e bello che l’italiano disponesse di un’ortografia piú completa, per mostrare con chiarezza tutta la sua varietà di suoni. La nostra proposta è analizzata con attenzione ai dettagli, valutando anche alcune soluzioni alternative. L’argomento è a tratti molto tecnico, ma lo stile non è ostico: si cerca di venire incontro al lettore e il libro può essere letto anche da chi non ha grande dimestichezza con la terminologia specialistica.
La forma grafica di una lingua (italiano compreso) non è immutabile, ma è soggetta a variazioni nel corso dei secoli. In alcune lingue si sviluppa in modo anarchico e caotico, in altre secondo criteri precisi, insiti nella struttura stessa della lingua o coordinati dall’alto tramite processi di razionalizzazione e uniformazione.
In queste pagine si discute e propone una riforma grafica dell’italiano, volta a dare una rappresentazione piú esatta e completa dei suoi suoni. In particolare, si vuole che dalla scrittura di una parola sia sempre desumibile la sua pronuncia senza ambiguità, come succede (per esempio) in spagnolo, mentre da noi oggi solo in pochi casi.
Lungo la nostra storia, letterati e linguisti famosi ne hanno ragionato a piú riprese; ma oggi la questione ha in sé importanti elementi di originalità rispetto al passato, derivanti dalla diffusione delle tecnologie informatiche.
L’opera si apre con un’introduzione e la definizione dei princípi-guida. Seguono quindi le nuove norme di scritture proposte, che, dopo essere state presentate e discusse, una alla volta vengono introdotte nel testo stesso del libro, in modo che il lettore possa vederle in uso nella pratica. C’è poi una parte di considerazioni e spiegazioni, su un’ampia gamma di argomenti, sia generali sia di dettaglio. Infine alcuni brani famosi e una serie di parole comuni, il tutto trascritto secondo la grafia proposta.
Pathos Edizioni – Febbraio 2021
Giulio Mainardi è nato a Parma nel ’94. Ha studiato al Politecnico di Torino, laureandosi in ingegneria aerospaziale.
A partire dal 2018 ha tradotto e curato testi di autori inglesi e statunitensi (Conan Doyle, Dickens, Irving, MacDonald). Ha dedicato particolare attenzione a G. K. Chesterton, portandone in Italia diverse opere inedite nel nostro paese.
Tra gli altri, ne ha tradotto tutto il teatro (raccolto in Magia e altri sette drammi, 2018) e la raccolta di racconti Luce diurna e incubo (2020).
S’interessa di letteratura e linguistica; in questo secondo àmbito, in particolare, di glottotecnica, fonotassi e influenze interlinguistiche.